The Thing (1982) La Cosa, di John Carpenter

Correva l'anno 1981, l'Universal Pictures offrì a Carpenter la produzione di un remake del film di Howard Hawks e Christian Nyby del 1951 La cosa da un altro mondo, Carpenter non perse tempo ed entrò nel progetto in pompa magna essendo, come tutti sanno, un grande appassionato della filmografia di Hawks. Alla sceneggiatura fu chiamato Bill Lancaster (figlio del noto Burt) dopo diverse scelte scartate tra le quali figurava anche un soggetto scritto da Tobe Hooper e Kim Henkel, la colonna sonora invece si avvalse del supporto di Ennio Morricone che dopo essersi adattato allo stile di Carpenter in seguito parte del suo lavoro fu scartato (che venne poi riutilizzato da Tarantino per The Hateful Eight) per essere arrangiato nuovamente dallo stesso Carpenter insieme al suo complice Alan Howarth. La forografia vide la quarta partecipazione del saggio Dean Cundey al fianco di Carpenter per un lungometraggio, infine agli effetti speciali fu chiamato il talentuoso Rob Bottin che venne sostituito solo per una scena da Stan Winston visto che ebbe un esaurimento durante le fasi d'elaborazione del film.


La trama è cosa ormai risaputa, e narra di uno stabilimento scientifico fra i ghiacciai del polo sud che viene invaso da un organismo alieno ostile e parassitario. La capacità di riprodurre perfettamente le sembianze degli infetti da parte della creatura metterà a dura prova i rapporti fra i membri dell'equipe, che vedranno piano piano sfaldarsi tutte le loro certezze. Ignorato (e criticato) all'uscita a causa della contemporanea uscita di ET di Spielberg, pellicola campione di incassi che propose una visione benevola e conciliante degli alieni che schiacciò il pessimismo della poetica carpenteriana, il film è stato riscoperto negli anni ed ora è considerato un cult del genere e non solo. La Cosa, oltre alla sacrosanta fama di cult movie che ne ha fatto un oggetto venerato nel mondo, è oggettivamente un capolavoro del cinema, non solo quello di settore. Questo horror fantascientifico ancora oggi resta un prodotto straordinario, perfetto nella struttura, nella costruzione, nel messaggio e nel modo in cui riesce a trasmettere l'orrore, con Carpenter che impartisce una vera e propria lezione di cinema ancora oggi insuperata.


Carpenter dipana una storia impeccabile, che non ha neanche l'ombra di una sbavatura: la vicenda poggia su una sceneggiatura perfetta, che avvolge lo spettatore in modo lento ma inesorabile, non ci sono pecche e tutti gli snodi narrativi sono semplicemente nel posto giusto al momento giusto. Il regista americano riesce a creare un clima di terrore non puntando su mezzucci beceri da horror da sala ma optando per la paura dell'ignoto, la paura di ciò che non si conosce, l'inquietudine che nasce in situazioni di disagio in cui si è minacciati da qualcosa che non ha un volto, che anzi potrebbe nascondersi dietro le fattezze di chi fino a poco prima consideravi amico. Il maestro inoltre costruisce almeno 3-4 sequenze ad altissima tensione, fra le più inquietanti della sua carriera e di tutto il cinema di genere; ad esempio la scena in cui il cane infetto viene messo nel canile trasmette un senso di minaccia assurdo, senza comunque mostrare nulla, almeno inizialmente. Oppure resta nella memoria il primo tentativo di riproduzione umana del parassita, con quell'urlo che rimane impresso per quanto allucinante.


A rendere quest'opera un capolavoro della paura contribuisce la geniale ambientazione fra le nevi del Polo Sud, in cui questo gruppo di esperti sull'orlo di una crisi nervosa e staccati da qualsiasi rapporto col mondo esterno si trovano isolati e desolati a dover fronteggiare un nemico più grande di loro. L'ispirazione alla base della scelta della location e dal quale Carpenter attinge per numerosi elementi che costituiscono lo scheletro portate della sua pellicola è indubbiamente il romanzo Alle montagne della follia di H.P. Lovecraft, classico della letteratura fantastica che il regista ha posto alla base de La cosa molto di più della pellicola del quale è remake. La presenza dello scritto si può notare non solo dall'ambientazione ma anche dall'atmosfera oscura e senza speranza della storia, per non parlare del clima da orrore cosmico che la creatura trasmette, vista la sua natura sconosciuta ed aliena. A rendere ormai celeberrimo questo lavoro contribuiscono in grande parte anche la minimale colonna sonora di Morricone, che riprende molto lo stile dello stesso Carpenter, e gli effetti mirabolanti e pazzeschi di un Rob Bottin al periodo giovanissimo, che riesce ad impreziosire la pellicola grazie ad un lavoro artigianale fra i migliori di sempre, rendendo le varie sembianze del mostro credibili, ripugnanti e incredibilmente spaventose. E' superfluo aggiungere che le creazioni di Bottin hanno dato una marcia in più a tutta l'opera.


Indubbiamente, oltre ad essere un film narrativamente perfetto e dalla grande longevità, La cosa non sarebbe stato lo stesso se il regista non ci avesse inserito dei sottesti sociali che rendono il tutto una grande metafora. Il film difatti è un'opera sulla mancanza di fiducia, sulla difficoltà di fidarsi e relazionarsi degli e con gli altri nel mondo moderno: l'autore pone l'accento sull'impossibilità di conoscere davvero chi ci circonda, sulla fragilità dei rapporti sociali e sulla grande incomunicabilità alla base della società dell'epoca e ancora più marcata al giorno d'oggi. Oltre a questa tematica Carpenter, a differenza della visione positiva del film del 51, mostra la disgregazione totale di un microcosmo, che malgrado la minaccia comune, non riesce a fare squadra ma anzi innesca un tutti contro tutti letale. Fondamentalmente l'alieno agisce per istinto, quella e la sua natura, mentre l'autodistruzione degli umani è dovuta alla loro incapacità di collaborare, al loro smisurato egoismo. Non mi pronuncio sul nerissimo e immenso finale per non rovinarvelo, ma penso che lo stesso cineasta americano difficilmente ha fatto di meglio, lui che è uno dei massimi esponenti dei finali riusciti. Senza parlare poi del ricco cast, dove tutti offrono una bellissima caratterizzazione dei personaggi in particolare Kurt Russell, Keith David e Wilford Brimley.


In conclusione non posso che consigliare questo capolavoro senza tempo, tuttora un'opera perfetta in ogni suo dettaglio e aspetto. Non conoscere The Thing è un delitto, e un appassionato di cinema, cinema con la C maiuscola, non può non vedere questo massimo esponente di poetica carpenteriana, cinema impegnato e fantastico allo stesso tempo.


Commenti

  1. E' un capolavoro sotto ogni punto di vista. Quello visivo, in primis i luoghi (la base che trasmette senso di claustrofobia), ma soprattutto i mostri e l'effetto splatter. La trama, che ti tiene incollato alla poltrona. Il finale poi è un capolavoro.

    Ma soprattutto fa paura. Paura con la P maiuscola.

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  2. Rivisto a fine settembre con due amici, goduto in bluray, che dire? Sempre più bello.
    Mitiche le scene della neve colorata dalle sfumature dei bengala che ardono.
    Grande opera, imprescindibile.

    Moz-

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    1. Quella scena è di una capacità dimostrativa e ansiolatica senza precedenti! Grande fotografia di Dean Cundey

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  3. La paranoia elevata a forma d'arte, semplicemente splendido!

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    1. Fin troppo sottovalutato da Hollywood e non alla sua uscita, ormai è un capisaldo del genere.

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